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Il mondo dell’internet delle cose (Internet of things per gli esperti e gli anglofili) rappresenta un grande universo di innovazione. Grazie alle tecnologie di questo tipo, gli oggetti si animano e tutto parla: i frigoriferi possono avvisare gli abitanti della casa quando sta finendo il latte, oppure possono consigliare le migliori ricette in base a cosa è rimasto tra i ripiani.

È difficile però che una tecnologia raccolga completamente il consenso di tutte le persone presenti online. Osserviamo quali sono i rischi dunque che vengono maggiormente contestati al mondo dell’internet delle cose.

 

1. Il wifi fa bene?


Secondo la World Health Organization, c’è sicuramente un’ondata di ansia riguardo ai campi elettromagnetici e i loro presunti effetti sulla salute pubblica. Negli anni sono stati fatti molti studi, ma nessuno sembra aver rilevato grossi problemi, una conferma che arriva anche dallo Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks (Scenhir) della Commissione europea.

 

2. E la privacy?


Un problema difficile e annoso è anche quello che riguarda la privacy. L’IOT gestisce una grandissima mole di dati che dunque hanno bisogno di tantissimi strati di protezione. Molta della preoccupazione riguarda proprio la tutela che questo tipo di device è in grado di offrire di default. Cosa succederebbe se ad esempio un hacker entrasse nel sistema di comunicazione di un’auto connessa? O nel vostro smartwatch?

 

3. E la complessità?


Questa grande mole di dati non genera solo il problema della loro protezione, ma anche quello della loro gestione. Detto in altre parole: anche se le tecnologie IOT mi permettono di raccogliere molti dati, cosa me ne faccio? È qui che entra in moto la complessità, perché per sfruttare appieno questa mole di dati, la loro grande varietà e le diverse fonti, sono necessarie architetture di gestione dei Big Data che siano flessibili, scalabili, sicure ed efficienti.

Gartner stima in 8,4 miliardi gli oggetti connessi che saranno in uso entro il 2017. Si tratta di una cifra che farebbe segnare una crescita del 31% rispetto al 2016, parte di un trend che porterà il numero di questi oggetti a superare i 20 miliardi entro il 2020.

Dal punto di vista territoriale sono Cina, Nord America e Europa Occidentale i luoghi dove si trovano la maggior parte degli oggetti connessi, circa il 67%. Da un punto di vista applicativo, saranno oltre 5 miliardi i device connessi direttamente riconducibili al mercato consumer, mentre 3.1 miliardi saranno quelli legati ad attività di business.

Oggi, secondo gli analisti di Gartner, a fare la parte del leone, oltre ai sistemi per il settore auto, troviamo applicazioni consumer come le smart Tv e i set top box digitali, mentre nel mondo aziendale le applicazioni più diffuse saranno i contatori elettrici smart (smart meter) e i sistemi di sicurezza.

La strada futura sembra essere tracciata: vivremo in un mondo sempre più connesso, che ci offrirà tante nuove opportunità, ma per coglierle consapevolmente non dobbiamo mai dimenticare che le innovazioni non sono esenti da rischi.

Chiara Bua
Autore

Chiara Bua

Digital Innovation Leader in Digital Dictionary. Esponente di spicco del binge-watching da molto tempo prima dell'arrivo di Netflix, non si tira mai indietro quando c'è da scoprire un nuovo ristorante giapponese o una succulenta hamburgheria. È nota al grande pubblico per essere tra le poche persone al mondo ad andare ogni giorno oltre la prima pagina di risultati di Google senza subire danni permanenti al cervello.

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