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Avreste mai immaginato di vivere, personalmente e professionalmente, un tale momento di caos? Per chi come me si occupa anche di formazione, si sarà dovuto confrontare con un calendario lavorativo che, da un giorno all'altro, si libera quasi completamente.
Come si reagisce in queste situazioni? Come si affronta e si impiega questo nuovo tempo? Come reagire alla naturale paura di essere trascinati dal vortice di una crisi economica?
Non ho risposte certe. Vi condivido solo alcune mie riflessioni che probabilmente andranno a condizionare sia la mia attività imprenditoriale, sia quella di docente.
Crisi sociale, crisi economica e nuovo tempo da impiegare utilmente: ecco le condizioni da cui partire. Sembrerà scontato, ma la prima cosa da evitare è il panico da urgenza. È molto difficile, anche se il nostro inconscio è naturalmente propenso allo spirito di sopravvivenza, tanto a livello personale, quanto a livello professionale. Questo non significa essere superficiali e tanto meno smettere di avere paura. Anzi, direi il contrario, perché il senso di urgenza può essere un ottimo alleato nella ricerca di valide soluzioni ai problemi che stiamo vivendo. Quindi, impieghiamo questo nuovo tempo per riflettere sulle possibili alternative che abbiamo.
Il senso di urgenza può essere un ottimo alleato nella ricerca di valide soluzioni ai problemi che stiamo vivendo.
Io ho fatto proprio così. In meno di una settimana ho chiamato amici e professionisti che stimo come Alessandro Zollo di Great Place to Work, Simone Dal Pont di Gruppo YEC e Marco Tullio Giordano di LT-42. Ci siamo fermati e abbiamo avviato una riflessione (da remoto!) su come poter vivere in modo produttivo questo nuovo tempo, visto che ognuno di noi si sente molto responsabile delle persone che lavorano all'interno delle proprie imprese. Ci siamo accorti che, unendo le nostre competenze, avremmo potuto sviluppare un approccio integrato e strutturato allo smart working che, da opportunità da esplorare in modo graduale nel tempo, sta diventando una tappa obbligata con la quale fare i conti nei prossimi mesi.
Questa riflessione, quindi, argomenta che l'assenza di prossimità deve diventare una leva di competitività importante per un Paese come l'Italia. Se l'assenza di prossimità è anche supportata da una strategia di business omnicanale, ossia di stretta integrazione tra dimensione offline e online, il venire meno di una delle due dimensioni (in questo caso quella offline per un dato periodo di tempo), consente comunque di preservare una base di competitività. Questa è una tematica valida per diversi aspetti del business, dalla lead generation ai processi di recruiting e ne parleremo semmai in un'altra occasione.
Questo articolo, invece, è strutturato come segue:
Lo smart working, buzzword del momento, è un termine che fa riferimento ad un nuovo approccio al lavoro (a new way of working) e che esprime grande coinvolgimento di chi lavora in nuove dinamiche collaborative, diffuse, asincrone e indirizzate al raggiungimento di un obiettivo comune attraverso l'uso di tecnologie digitali.
Si tratta quindi di un approccio alla gestione del lavoro che mira a migliorare l'efficienza e l'efficacia nel raggiungimento di predefiniti obiettivi, combinando flessibilità, autonomia e collaborazione e ottimizzando gli strumenti e gli ambienti di lavoro.
Lo smart working, di cui abbiamo parlato anche nell'articolo "Smart working: un’opportunità per professionisti e imprese", è quindi molto di più del lavoro da remoto e, nella sua accezione più ampia, abilita la smart collaboration. Il video che segue illustra come Apple intende questo nuovo approccio al lavoro. Gli elementi distintivi ci sono tutti: obiettivo comune, integrazione vita - lavoro, rapida collaborazione e comunicazione non condizionate da una rigida visione del tempo e dello spazio, supporto della tecnologia anche per staccare e per godersi un sano momento di riposo (“Ehi Siri, attiva non disturbare”).
La smart collaboration secondo Apple
Lo smart working così inteso si fonda su tre pilastri principali, ossia:
Ciò che più importa sono i risultati. I risultati importano più delle ore di lavoro. Importano più del luogo da cui lavoriamo. Importano più di quanti giorni di ferie prendiamo. Per raggiungere la vetta bisogna andare in profondità. Il talento non è abbastanza. La vetta richiede un intenso commitment.
L'ufficio personale cede il posto allo scopo e alla funzionalità.
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La digital transformation sta impattando le dinamiche organizzative di impresa e, in particolare, le modalità per organizzare e coordinare il lavoro delle persone. L’assenza di prossimità è quindi una prassi già in via di sperimentazione come confermato da molte ricerche sul tema.
Secondo l’Osservatorio sullo Smart Working del Politecnico di Milano i lavoratori italiani in smart working ammontano a circa 570mila, in aumento del 20% rispetto al 2018. Sempre secondo gli stessi dati, nel 2019 le grandi imprese che hanno avviato progetti di Smart Working sono il 58% del campione indagato, in lieve crescita rispetto al 56% del 2018. Le percentuali tra le PMI sono sensibilmente più basse anche se in aumento dall’8% al 12% per progetti strutturati e dal 16% al 18%, per progetti più informali. Ciò che desta maggiori preoccupazioni è invece la percentuale di imprese disinteressate al tema che, sempre secondo l’Osservatorio del Politecnico, passa dal 38% al 51%.
Cosa cambia in questo nuovo scenario di crisi sociale ed economica?
Cambia il tempo che abbiamo a disposizione per adeguarci. Lo smart working non può più essere un’opportunità da esplorare in modo graduale nel tempo; deve diventare rapidamente un nuovo modo di concepire l’organizzazione del lavoro. Le imprese più aperte al cambiamento faranno meno fatica e potranno reagire più prontamente alle sfide a cui siamo esposti adesso.
A quali rischi si espone un’impresa senza un approccio strutturato allo smart working?
Noi pensiamo che i principali rischi possano essere così sintetizzati:
Il senso di urgenza che ha guidato il brainstorming tra la mia impresa, Great Place to Work, Gruppo YEC e LT-42 ci ha permesso di delineare un percorso attuativo per rendere la smart collaboration una competenza diffusa all’interno dell’impresa.
Abbiamo ideato un percorso a 4 fasi così strutturato:
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I vantaggi raggiungibili con lo smart working possono essere molteplici e vanno dal benessere individuale, all’incremento di produttività e fino alla riduzione degli impatti ambientali.
Una ricerca condotta da Variazioni su 12mila lavoratori tra il 2015 e il 2019 conferma questa visione e sostiene che:
Concentrazioni di PM10 di lunedì 2 marzo (a 10 giorni dal decreto)
In conclusione, lo smart working e la smart collaboration sono approcci al lavoro che si rendono indispensabili per superare la crisi prodotta dall’attuale allerta sanitaria. Resteranno un asset di sviluppo cruciale anche dopo tale crisi? Sì, se introdotte con un approccio metodologico strutturato ed integrato.