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Aggiornato l'11 novembre 2021

7' di lettura

Quando si parla di Digital Transformation (per un approfondimento sugli impatti della Digital Transformation in Italia si rimanda all’articolo Digital Transformation in Italia: gli impatti sulla competitività futura) spesso si fa riferimento a un cambiamento, a un’evoluzione in cui le tecnologie digitali giocano un ruolo di primo piano: dai Big Data all’Intelligenza Artificiale, passando per il Cloud, l’IoT e il Mobile, solo per citare alcune delle buzzword del mondo digitale di oggi. Per saperne di più sugli impatti della Digital Transformation in Italia e sulle digital capabilities che comporta, scarica il report Digital Capabilities, Digital Mindset e competitività aziendale"!

Eppure la trasformazione digitale sta radicalmente modificando sotto i nostri occhi anche un aspetto estremamente connaturato all’essere umano: la comunicazione. Secondo il primo dei cinque assiomi della comunicazione, elaborati dalla Scuola di Palo Alto (California) negli anni ’60 del secolo scorso, «è impossibile non comunicare», perché persino una persona che con la sua passività e i suoi silenzi trasmette la volontà di non comunicare con un altro individuo, sta comunque inviando un messaggio, e quindi, comunica di non voler comunicare.

Oggi potremmo appropriarci di questa massima a cui psicologi e comunicatori fanno riferimento da decenni per descrivere l’ambiente in cui viviamo: abbiamo a disposizione talmente tanti dispositivi e canali digitali che è impossibile non comunicare. L’importante, però, è farlo in modo appropriato. Cosa vuol dire? Che esiste una differenza tra il poter e il saper scrivere un’email, tra l’accedere a un social network e il saper utilizzarlo, tra avere la possibilità di aprire un proprio blog e saperci scrivere sopra, tra il poter trasmettere un webinar e riuscire a calamitare l’attenzione di chi lo guarderà. Come fare?

In questo articolo parleremo di:

  1. La virtual communication
  2. Cosa vuol dire essere in grado di comunicare?

 

1. La virtual communication

Ecco perché la virtual communication è una delle digital soft skill (per scoprire le altre vi invitiamo a leggere gli articoli La ricerca delle informazioni online: questione di competenze digitali, o di Digital Literacy e Diffondere la cultura digitale in impresa con la formazione aziendale) da sviluppare e coltivare con costanza in un mondo in cui tutti abbiamo accesso a strumenti di comunicazione digitale di vario tipo, è necessario saperli utilizzare con consapevolezza per riuscire a trarre il massimo dal loro impiego, a seconda ovviamente dei motivi per cui questi canali vengono utilizzati.

Ma in che termini può essere definita la virtual communication?

 

Con questa espressione si intende la capacità di comunicare in maniera efficace attraverso i vari e differenti canali digitali, tanto in modalità one-to-one, quanto in modalità one-to-many. 

 

Anche per comunicare, infatti, bisogna sviluppare delle conoscenze da mettere in pratica per far sì che diventino delle competenze: la comunicazione ha delle regole, dei codici e degli stili che permettono a chi comunica di farlo in maniera efficace.

Non basta saper parlare per riuscire a comunicare in maniera convincente durante un intervento davanti a un pubblico, come non basta saper scrivere correttamente in una determinata lingua per riuscire a confezionare un tema, un saggio breve, un articolo giornalistico o un paper scientifico.

Allo stesso modo è necessario essere consapevoli delle diversità e delle similitudini che riguardano gli svariati canali di comunicazione che il digitale ci mette a disposizione: il linguaggio da utilizzare su Facebook non può essere lo stesso di quello da impiegare all’interno di un articolo pubblicato su un blog, così come per comunicare su Instagram o su Twitter non si può prescindere da un corretto utilizzo degli hashtag.

Per comunicare con efficacia sui canali digitali occorre non soltanto conoscere le caratteristiche “tecniche” dei singoli canali, ognuno dei quali ha delle peculiarità che non possono essere trascurate se li si vuole utilizzare al meglio, ma anche gli stili comunicativi che più si prestano ad essere impiegati su un canale piuttosto che su un altro.

 

2. Cosa vuol dire essere in grado di comunicare?

Tralasciando la forma basilare di questa competenza, ossia il fatto che bisogna essere in grado di parlare e di scrivere correttamente nella propria lingua, o in qualsiasi altra lingua scelta per comunicare con altre persone, l’essere in grado di comunicare, implica la capacità di esporre con chiarezza e rendere semplici fatti e concetti, sia in forma scritta che in forma orale, a qualsiasi tipo di interlocutore. Più nello specifico ciò vuol dire:

  1. Tenere conto della specificità degli interlocutori e adattare conseguentemente il linguaggio;
  2. Utilizzare, nel corso dell’esposizione, frasi sintetiche e parole appropriate;
  3. Curare costantemente il riscontro di ciò che si sta dicendo nelle reazioni degli interlocutori;
  4. Scrivere in maniera chiara e concisa utilizzando stili e modalità di comunicazione differenti.

Quando la comunicazione verbale orale non riguarda il semplice scambio comunicativo interpersonale tra due o più persone, ma il parlare davanti a un pubblico più o meno vasto allora si parla di public speaking.

Oggigiorno quella relativa al saper parlare in pubblico è una competenza estremamente richiesta e sulla quale si discute molto: se provate a digitare le keywords “public speaking” su Google, si ottengono più di un miliardo di risultati in meno di 0,80 secondi.

Ma cosa si intende con questo termine? Public speaking è la capacità di imbastire un discorso con parole semplici e frasi eleganti, esprimendo chiaramente e correttamente il proprio pensiero di fronte a numerosi interlocutori.

 

i cinque consigli per parlare in pubblico

 

La comunicazione verbale e il public speaking sono due competenze che, a vari livelli, sono diventate nel corso degli anni sempre più importanti.

Il motivo è molto semplice: un professionista non è un individuo isolato che svolge il suo lavoro in una torre d’avorio lontano da tutto e da tutti, è una persona che si ritrova frequentemente a dover comunicare con colleghi, capi e sottoposti non soltanto per scambiare informazioni “di servizio”, ma anche per diffondere ciò su cui sta lavorando sia all’interno che all’esterno della propria realtà lavorativa.

Queste competenze hanno trovato una loro dimensione anche all’interno del mondo digitale? Una domanda retorica vista la rilevanza che la comunicazione digitale ha assunto all’interno delle vite personali e professionali di tutti noi.

Secondo la Commissione Europea, un individuo che padroneggia una digital soft skill come la virtual communication è:

  1. a suo agio nel comunicare attraverso i media digitali;
  2. a conoscenza del codice di condotta appropriato da tenere sui vari canali;
  3. consapevole dei rischi legati alla comunicazione online con persone sconosciute;
  4. attivamente impegnato nella comunicazione online;
  5. disposto a selezionare i mezzi di comunicazione più appropriati in base allo scopo della comunicazione stessa. 

Un tassello importante della comunicazione attraverso i canali digitali, inoltre, passa ormai sempre di più dall’utilizzo di un linguaggio ormai diventato universale: le emoji.

Le simpatiche faccine gialle in grado di esprimere diverse espressioni e sfumature delle emozioni umane rappresentano ciò che più si avvicina al colore dato alla conversazione dalla voce umana. In che senso?

Una stessa frase pronunciata con una voce brillante o una voce mesta ci fa subito capire in che stato d’animo si trova chi la sta pronunciando: allo stesso modo una stessa frase accompagnata da una faccina sorridente o da una faccina triste ci permette di cogliere quella sfumatura che le parole da sole non sono in grado di trasmettere.

Ecco perché le emoji rappresentano una sorta di passe-partout della comunicazione digitale: se le si utilizza bene, e ciò significa conoscerne il significato, si potrebbe quasi tenere un’intera conversazione senza bisogno di utilizzare le parole.

 

 

 

Da sempre quella della comunicazione è un’attività estremamente complessa: riuscire davvero a comunicare, a trasmettere il senso di ciò che si vuol dire in maniera chiara e precisa, con il giusto tono e i giusti termini, è molto più che un semplice esercizio di stile.

Ecco perché sviluppare e coltivare una digital soft skill come la virtual communication è oggi particolarmente importante: così come tra i banchi di scuola ci hanno insegnato che non basta saper scrivere correttamente per confezionare un tema o un saggio breve, anche quando si utilizzano i canali digitali occorre farlo con consapevolezza e in un mondo come quello digitale che cambia e si rinnova continuamente, non resta altro da fare che tenere gli occhi aperti per non rimanere indietro e sfruttare al meglio le varie possibilità comunicative che questi nuovi strumenti ci mettono a disposizione.

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Chiara Bua
Autore

Chiara Bua

Digital Innovation Leader in Digital Dictionary. Esponente di spicco del binge-watching da molto tempo prima dell'arrivo di Netflix, non si tira mai indietro quando c'è da scoprire un nuovo ristorante giapponese o una succulenta hamburgheria. È nota al grande pubblico per essere tra le poche persone al mondo ad andare ogni giorno oltre la prima pagina di risultati di Google senza subire danni permanenti al cervello.

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