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Mano alla fronte, occhio sgranato, voce carica di preoccupazione: “C’è un problema.” Conoscete questa gelida sensazione di smarrimento che si prova davanti a un problema inaspettato? A chi non è capitato in effetti! Tuttavia, davanti a un problema, la differenza tra vittoria e sconfitta la fa il problem solving e le relative skill.
Il problem solving, letteralmente risoluzione di problemi, è un processo che implica un’ampia gamma di competenze, molte più di quante non si immagini. Alcune vengono applicate in modo automatico, quasi inconsapevole. Altre richiedono allenamento, controllo e consapevolezza.
Ma andiamo con ordine. Nel presente articolo tratteremo questi argomenti:
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Nel nostro articolo Problem solving: cos’è e come svilupparlo abbiamo preso in analisi diverse definizioni di problem solving, fornite da filosofi e autori quali Popper, Newell e Simon. In generale il problem solving si può ricondurre all’insieme delle tecniche e delle metodologie necessarie all'analisi di una situazione problematica allo scopo di individuare, perseguire e concretizzare la soluzione migliore.
Oggi viviamo tempi molto complessi e in costante evoluzione. Basti pensare che il World Economic Forum stima che circa il 50% di tutti i lavoratori ha bisogno di aggiornare e riqualificare le proprie competenze entro il 2025. Secondo lo stesso articolo, le skill di critical thinking e problem solving sono in cima alla lista delle competenze che cresceranno di importanza entro il 2025.
Il problem solving si propone come un processo complesso, organizzato su più livelli e caratterizzato da diverse sfaccettature. Come tale non si esaurisce in un elenco di problem solving skill da affinare. Al contrario, vi sono una molteplicità di abilità che contribuiscono a dare origine ad un problem solving efficace.
Eccone un elenco di importanti "problem solving skill":
Ricerca e analisi: il problem solver, così come un investigatore, inizia il proprio processo di risoluzione dei problemi dalla ricerca di indizi che lo aiutino a crearsi una rappresentazione mentale più dettagliata possibile del problema. Uno a uno gli indizi vengono presi in analisi e assemblati in modo da comporre il problema.
Ascolto attivo: implica predisporsi ad un ascolto reale, concentrandosi sul proprio interlocutore, comprendendone le parole. Le argomentazioni dell’altro in questo modo sono assimilate, fatte proprie e originano risposte ponderate e radicate nel contesto. L’ascolto attivo è un presupposto fondamentale per un problem solving calato nella situazione, che vada a corrispondere pienamente il problema che si ha di fronte. L’ascolto attivo e l’attività di ricerca sono due skill preliminari alla risoluzione di problemi, essenziali per avere contezza del problema con cui si ha a che fare.
Creatività: pensiero divergente e capacità di adottare un punto di vista diverso sono due punti fondamentali. Risolvere un problema spesso significa abbandonare il tracciato per avventurarsi in modalità di gestione della situazione inesplorate.
Team building: se è vero che due è meglio di uno è essenziale circondarsi delle persone giuste per fare fronte, come un sol uomo, al problema in essere. Questo significa avere più occhi puntati sul problema, più cervelli in moto, più creatività innescata etc.
Questo elenco di skill non deve essere inteso come una gerarchia o come un ordine da seguire. Tutte le sopracitate competenze sono un tassello di un più ampio disegno e ognuna contribuisce a modo proprio a generare la soluzione desiderata.
Oltre alle problem solving skill da affinare è necessario avere il giusto mindset!
Secondo McKinsey problem solver non si nasce. Lo si diventa se si sviluppano i sei mindset del problem solver di successo.
Appare chiaro che la mentalità del problem solver è almeno tanto importante quanto i metodi che egli utilizza.
La natura dei problemi può essere molto varia e variegata: si spazia dal problema pratico, al problema tecnico, problemi qualitativi, quantitativi, relazionali, di business etc. Per questo motivo è difficile stabilire dei KPI rigidi, univoci e numerici per quantificare se si è applicato un problem solving efficace. La letteratura stessa sull’argomento è varia e frammentata.
Nell’ambito di un colloquio di selezione spesso il problem solving di un candidato viene valutato sulla base della risposta alla domanda “Mi racconti una situazione in cui ha dovuto gestire un problema complesso. Come lo ha gestito?”. Inutile dirlo, questo non è l’unico modo, l’unica domanda rivelatoria di un problem solving vincente.
Una delle strade percorribili per valutare il problem solving consiste nel porsi delle domande di controllo e darvi una risposta. Ecco alcuni esempi di domande di verifica:
Nel tentativo di risolvere questo problema, cosa è andato bene e cosa è andato storto?
Rispetto ad altre soluzioni applicate, come si colloca questo specifico processo di risoluzione?
La stessa soluzione potrebbe essere utilizzata anche in altri contesti?
La soluzione raggiunta è davvero la migliore soluzione pensabile e ottenibile?
I problemi che ogni essere vivente affronta ogni giorno sono vari, impensabili e talvolta sorprendenti. Spesso sono molto complessi da gestire (ovviamente, altrimenti che problemi sarebbero?) eppure non bisogna farsi prendere dallo sconforto.
Allenando di giorno in giorno le competenze critiche che abbiamo citato e adottando un mindset nuovo è possibile sviluppare un problem solving infrangibile, ideale per fare fronte alla maggioranza delle situazioni.
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