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Come era già emerso in occasione di studi ed inchieste precedenti (vedi ad esempio il documentario The Social Dilemma di Netflix), i social media rappresentano una delle principali innovazioni dell'ultimo secolo, eppure, come tutto, se usati senza consapevolezza, possono nascondere delle insidie, soprattutto per i più giovani. 

La continua esposizione alle vite altrui (o meglio quello che gli altri vogliono comunicare della propria vita) in alcuni casi può portare i giovani a maturare un senso di inferiorità ed ineguatezza nei confronti degli altri. Sensazioni che alla lunga possono portare anche a pensieri negativi. 

Ed è proprio questo l'argomento di cui vogliamo parlare oggi: gli effetti dei social media e, nello specifico di Instagram, sulle giovani generazioni riprendendo quanto emerso dall'ultima inchiesta del Wall Street Journal. 

 

I social media: qualche dato utile

Prima di addentrarci nel racconto della "vicenda", è giusto inquadrare il fenomeno e fornire qualche dato oggettivo per capire quanto i social media siano ormai presenti nelle nostre vite. Secondo l'ultima edizione del report di We Are Social in collaborazione con Hootsuite, ad oggi registriamo i seguenti dati:

4,66 miliardi di persone utilizzano regolarmente internet. Questo dato ha registrato un incremento del 7,3% rispetto a gennaio 2020. 

4,20 miliardi di utenti sono presenti sui social media con un incremento del 13,2% rispetto all'anno precedente, ovvero 490 milioni di nuovi utenti. 

Ogni giorno gli utenti trascorrono una media di 6 ore e 54 minuti online, di cui 2 ore e 25 minuti sui social media

Ora che abbiamo inquadrato il fenomeno, possiamo analizzare gli effetti che i social media hanno sugli utenti. 

 

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I social media: i principali rischi correlati al loro utilizzo

I social media sono indubbiamente il canale privilegiato dagli utenti poiché permettono di essere online, creare, condividere e collaborare con altri utenti attraverso la generazione di contenuti e conversazioni "sociali". I social media hanno rivoluzionato la nostra società cambiando il modo di comunicare, interagire e relazionarsi con le persone e non solo. È cambiato anche il modo attraverso cui presentiamo noi stessi, conosciamo gli altri e percepiamo la realtà intorno a noi. 

Ed è proprio questo il punto: i social media condizionano in modi diversi la vita degli utenti, talvolta in maniera positiva (nuove opportunità), altre in maniera negativa, soprattutto quando sono utilizzati senza consapevolezza. 

Soffermandoci a riflettere sull'accezione negativa, l'utilizzo non consapevole dei social può avere effetti indesiderati sulle persone e, di conseguenza, sulla società. Da un lato, riduce la capacità degli individui di comunicare in modo diretto e "autentico" con gli altri, dall'altro incrementa le minacce correlate al tema della privacy poiché utilizzando i social media, talvolta si è portati a dimenticarsi che tutto quello che viene pubblicato in rete, è destinato a restarci. Per sempre. 

Infine, possono essere causa di problemi correlati alla salute mentale: ansia e frustrazione, dipendenza dai social media, calo dell'autostima, depressione sono tutti fenomeni che hanno registrato un incremento notevole a seguito del diffondersi dei social, specialmente tra le generazioni più giovani che tavolta non dispongono delle informazioni necessarie per poter utilizzare in modo consapevole questi canali. 

 

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L'inchiesta del Wall Street Journal contro Instagram

Nelle ultime settimana Facebook è stato al centro dell'attenzione per diversi motivi, vedi ad esempio il FacebookDown di inizio settimana, e non solo. Ne abbiamo sentito spesso parlare anche in relazione all'inchiesta pubblicata dal Wall Street Journal che fa luce su tutta una serie di problemi correlati all'utilizzo non consapevole di una delle più celebri proprità di Facebook, Instagram. 

L'inchiesta, infatti, sottolinea l'impatto negativo e le ripercussioni psicologiche che l'utilizzo di Instagram può avere sulla vita e sulla salute mentale delle nuove generazioni. La conseguenza principale derivante appunto da un utilizzo non consapevole, riguarda l'attivazione di un meccanismo psicologico derivante dal costante confronto con le vite altrui che può portare a sviluppare disordini alimentari e patologie di tipo psicologico, come ad esempio la depressione. 

Ecco alcuni dei dati riportati all'interno del documento:

Una ragazza su tre, di età compresa tra i 12 e i 18 anni, afferma che i contenuti pubblicati su Instagram hanno avuto un impatto negativo sulla percezione di sé e del proprio corpo. 

Gli adolescenti indicano Instagram come una delle principali cause di ansia e depressione

Il 13% degli utenti britannici e il 6% degli utenti americani hanno maturato pensieri suicidi in relazione all'utilizzo di Instagram. 

È importante sottolineare che la responsabilità non è del mezzo, Instagram, bensì della tipologia di contenuti che vengono pubblicati al suo interno e dei meccanismi insiti all'interno degli algoritmi che determinano l'esposizione ad un contenuto piuttosto che un altro. Si tratta di meccanismi già noti che derivano dall'ostentazione di stili di vita che non sempre corrispondono alla realtà e che tuttavia possono avere effetti indesiderati sui soggetti più sensibili. 

Questi dati confermano di fatto quanto Instagram stia giocando un ruolo considerevole nel determinare la percezione che gli utenti hanno di se stessi, soprattutto in quella fascia che va dai 18 ai 30 anni.

Quali sono le accuse mosse dal Wall Street Journal? Possiamo riassumerle in tre punti

1. Facebook è consapevole delle conseguenze che Instagram ha sulla salute mentale degli adolescenti, soprattutto di sesso femminile. 

2. Non sono stati presi provvedimenti per porre rimedio a questa situazione.

3. La ricerca, svolta internamente, non è stata resa pubblica e in diverse occasioni Facebook ha minimizzato il problema.

 

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La risposta di Facebook alle accuse

A seguito della trapelazione dei documenti interni pubblicati dal Wall Street Journal, la risposta di Facebook non ha tardato tanto ad arrivare. Karina Newton, responsabile delle politiche pubbliche di Instagram, ha dichiarato con una nota stampa che mentre Instagram può indubbiamente essere un'applicazione all'interno della quale gli utenti potrebbero vivere esperienze negative (come tutte del resto), il social favorisce lo scambio di opinioni ed esperienze e permette a chiunque di esprimersi liberamente. 

La Newton sostiene che le ricerche condotte internamente rappresentano una chiara dimostrazione dell'impegno che l'azienda mette nel migliorare costantemente i suoi prodotti e tutelare l'esperienza degli utenti: condurre analisi interne finalizzate all'individuazione dei rischi correlati all'utilizzo di queste piattaforme è un modo per tutelare gli utenti. Stando a quanto affermato:

Instagram è attenta all'esperienza dei propri utenti, pertanto
cerca di tutelarli ed evitare che possano esporsi a rischi
derivanti dall'utilizzo della piattaforma.

 

Secondo Prat Pratiti Raychoudhury, Vice Presidente e Head of Research di Facebook, il campione della ricerca è troppo limitato per fornire un quadro oggettivo della situazione pertanto le accuse mosse sono insensate poiché il campione rappresentato da 40 utenti non è rappresentativo di un'intera generazione che utilizza quotidianamente la piattaforma. 

La posizione del colosso è quindi chiara, le rivelazioni fatte sono parziali e poco rappresentative dello sforzo di Facebook nel capire gli effetti psicologici dei social network sugli utenti.

 

Come abbiamo avuto modo di vedere, Facebook è consapevole di questa situazione, tuttavia sembra poco interessato a fornire soluzioni concrete a beneficio di tutti gli utenti. Detto questo, resta il fatto che qualsiasi mezzo, se usato in modo inconsapevole, può comportare dei rischi per gli utenti. A tal proposito è fondamentale lavorare affinché anche i più giovani possano acquisire una maggiore consapevolezza di questi strumenti.

 

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