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5' di lettura

 

Negli ultimi anni il mondo del lavoro ha assistito alla comparsa, sempre più frequente, di life coach, business coach, career coach, mental coach e tutta una serie di altri ambiti seguiti da coach. Ma chi sono queste persone e, soprattutto, quali benefici possono portare alla tua organizzazione? 

In questo articolo vedremo insieme cosa significa “coaching”, perché è utile e quali sono i benefici derivanti dall’adozione di questo approccio in impresa. Nello specifico parleremo di:

  1. Coaching: una definizione 
  2. Perché è utile per le imprese
  3. Come funziona il coaching
  4. Coaching: i benefici per l’impresa

 

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1. Il coaching: una definizione

 

Partiamo da un dato e cerchiamo di inquadrare il fenomeno: quanti sono i coach professionisti nel mondo? Come possiamo vedere nei grafici ripresi da una ricerca svolta nel corso del 2019 e pubblicata nel 2020 dalla Federazione Italiana Coaching, sono numerose le figure certificate che svolgono questa attività nel mondo.

 

Distribuzione professionisti coaching nel mondo

 

Negli ultimi anni, infatti, si è registrato un incremento delle persone che hanno cominciato ad avvicinarsi a questa professione che permette di supportare la crescita degli altri sia in ambito professionale che personale lavorando sulle competenze e sui punti di forza. 

Prima di addentrarci nel mondo del coaching e delle sue caratteristiche, vediamo la definizione condivisa dall’ente certificatore maggiormente riconosciuto a livello internazionale (ICF, International Coaching Federation) che afferma quanto segue: 

 

Il coaching nasce con lo scopo di accelerare la crescita degli individui consentendo a ciascuno di focalizzare in maniera più efficace e consapevole i propri obiettivi.

 

Di cosa si occupa il coach? Qual è il suo ruolo?

 

Il coach professionista, a differenza di psicologi e psicoterapeuti, non svolge attività di prevenzione e cura in relazione a malattie o disagi della persona, non formula diagnosi e non adotta un approccio interpretativo. Riassumendo, il coach non svolge alcun tipo di valutazione della persona e delle sue caratteristiche fisiche e psicologiche. 

Il coach amplifica le potenzialità realizzative di ciascuno, generando una maggiore consapevolezza rispetto agli strumenti, alle risorse interne e al valore che ognuno di noi possiede. 

Come possiamo focalizzare più consapevolmente i nostri obiettivi?

Tim Gallwey e John Withmore, ideatori della metodologia, sistematizzarono in un metodo le tecniche di supporto mentale con le quali preparavano i tennisti a superare i propri traguardi. Evidenziarono l’importanza dell’autoriflessione e del “dialogo interno” nella pratica sportiva e professionale, e insieme gettarono le basi della prima metodologia su cui si è sviluppato il coaching, The Inner Game.

La metodologia si fonda principalmente su quelle che nel coaching vengono chiamate “domande potenti”, ossia una serie di domande aperte che consentono all’individuo di auto esplorare le proprie intuizioni e le proprie strategie di risoluzione rispetto all'obiettivo prefissato.

Il coach ha il compito fondamentale di raccogliere le risposte e riformulare ciascuna di esse senza interpretazioni o pregiudizi, al fine di mostrare soluzioni e riflessioni già presenti nella mente del coachee ma che non trovavano la giusta modalità di espressione.

 

Ogni cliente viene visto come una persona creativa
e piena di risorse.

 

Altro principio su cui si fonda il coaching è quello dell’autonomia: il coach segue il coachee in un percorso che ha un obiettivo specifico e, soprattutto, un inizio e una fine chiari (circa 5 - 8 incontri). L’obiettivo del coach, infatti,  è anche quello di far sì che la persona sviluppi un proprio approccio e un proprio metodo di definizione dell’obiettivo e che lo possa usare in ogni ambito, da quello privato a quello professionale.

 

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2. Perché il coaching è utile per le imprese

 

All'interno delle organizzazioni le persone sono poco allenate a lavorare sulla consapevolezza delle proprie risorse. Normalmente si lavora in funzione di KPI esterni rispetto a cui, spesso, c’è un’organizzazione che ci fornisce la strategia per arrivare alla soluzione del problema.

Se ci riflettiamo questo tipo di approccio esiste sin dal momento in cui mettiamo piede a scuola. Ci viene fornito un problema e rispetto allo stesso ci viene indicata la mappa delle soluzioni che attiveremo tutte le volte che ne avremo la necessità.

Il coaching è una metodologia che fa un passo indietro: il coach non da risposte ma fa domande, è il coachee che trova da solo, attraverso la riflessione, la strada per giungere a una soluzione che sia efficace per lui.

Questo tipo di approccio permette alle organizzazioni di sviluppare in ciascuna persona la capacità di definire con chiarezza le proprie sfide e mappare le risorse a disposizione per affrontarle.

Avere in azienda persone pronte a guardare alle sfide in modo chiaro e lucido, con la capacità di valorizzare al massimo il proprio potenziale significa mettere a fattore comune un boost di energia e risorse che altrimenti rimarrebbero nascosti.

Le organizzazioni possono utilizzare il coaching in due modi: potenziare una persona o potenziare un team di lavoro che vuole raggiungere una prestazione migliore.

Il tipo di supporto che il coach fornisce è legato al raggiungimento più rapido dei propri obiettivi migliorando la fiducia in sé, nelle proprie potenzialità e comprendendo come organizzarle al meglio per renderle disponibili agli altri. Si tratta quindi di uno strumento che attiva in profondità le persone permettendo loro di dare voce a parti di sé che altrimenti rimarrebbero nascoste.

 

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3. Come funziona il coaching

 

Vediamo ora insieme quali sono i principi fondamentali e i punti in base ai quali si sviluppa una relazione di coaching.

Per prima cosa un coach deve riferirsi ad ICF o AICP (Associazione Italiana Coach Professionisti). Questi enti hanno lo scopo di validare e monitorare lo standard di preparazione e di formazione che ogni coach deve possedere per garantire il miglior servizio possibile ai propri clienti Inoltre vengono stabilite le. norme deontologiche attraverso cui il rapporto con i coachee viene regolato.

Il coach ha responsabilità precise che vengono condivise con azienda e persone coinvolte, vediamole di seguito:

  1. facilitare la scoperta, la chiarezza e l’allineamento degli obiettivi che il  Cliente desidera raggiungere;
  2. accompagnare il Cliente in una scoperta personale di tali obiettivi;
  3. far in modo che le soluzioni e le strategie da seguire emergano dal Cliente stesso;
  4. lasciare piena autonomia e responsabilità al Cliente. 

 

(da ICF Italian Chapter, https://coachingfederation.it/)

 

Già leggendo quelle che sono le responsabilità del coach si evince come il processo e l’attivazione siano fortemente correlate con la responsabilità e la motivazione del Cliente, ossia del coachee. Questo significa che il coach non può imporre di proseguire un percorso a chi non se la senta, così come non può proporre un numero ulteriore di incontri qualora non siano l’organizzazione e il coachee ad avere necessità di supporto rispetto a nuovi obiettivi.

 

Il processo: cosa succede quando il coach entra in impresa

 

L’attivazione di un coach avviene nel momento in cui abbiamo delle persone che devono fare un passaggio di ruolo, o che stanno incontrando delle difficoltà nella gestione di una situazione professionale.

Il coach formalizza con il coachee e con l’organizzazione un vero e proprio patto che sancisce ruoli e responsabilità delle figure coinvolte.

Questa fase prevede la condivisione di quello che è lo spazio di azione del coaching, evidenziando le differenze tra il coaching e le altre discipline di relazione con la persona (formazione, consulenza, counselling, psicologia).

La responsabilità d’azione è del coachee che, autonomamente, decide di prendere l’impegno di portare avanti gli incontri, di portare avanti le azioni di sviluppo e cambiamento che, di volta in volta, condividerà con il coach.

 

Come agisce il coach?

 

Il coach ascolta, formula domande che permettano al coachee di definire gli step operativi e concreti che gli consentiranno di raggiungere l’obiettivo. Questo sarà sempre il focus: definire un obiettivo chiaro e specifico, rilevante per sé stessi .

 

L'avversario che ciascuno ha nella propria testa è più forte di quello che sta dal lato opposto della rete.


Tim Galloway, The Inner Game

 

4. Coaching: i benefici per l'impresa

 

Come vi sentite quanto terminate un progetto che all’inizio sembrava complicatissimo? Come state quanto riuscite in qualcosa che a voi sembrava impossibile?

Quell’energia, quel desiderio di condividere i propri risultati e la gioia che essi comportano, sono le sensazioni di benessere che si hanno quando si raggiunge un obiettivo con le proprie forze.

Il coaching è un percorso che ha, tra le finalità, quella di liberare il potenziale delle persone, rendendole autonome e forti nelle loro scelte e, soprattutto, nella loro capacità di portarle avanti in modo efficace.

Lavorare con un individuo o con un team significa rafforzare i legami e le relazioni tra le persone, fornire loro la capacità di sviluppare la visione di insieme e la capacità di affrontare e pianificare in modo efficace le sfide.

Inoltre, il coaching, è una metodologia che si fonda sul feedback: il coach, come uno specchio, restituisce al coachee quanto emerge, riformulando ed evidenziando ogni risposta e ogni riflessione. Questa modalità di colloquio consente di raggiungere due tipi di benefici: da un lato le persone apprendono come dare dei feedback efficaci, dall’altro si sviluppa la capacità di riflettere su di sé e di “ascoltarsi”.

La grande opportunità che gli incontri di coaching danno alle persone è proprio quella di trovare uno spazio in cui l’ascolto, in tutte le sue forme prevale e consente di ritrovare la calma e la lucidità per affrontare gli eventi con razionalità e strategia.

Attraverso le domande e il feedback le persone allenano anche la capacità di gestire con maggiore efficacia la propria sfera emotiva. Ricevere feedback puntuali e riformulazioni fedeli della propria narrazione dei fatti permette di visualizzare le situazioni da punti di vista nuovi e quindi di trovare soluzioni e risposte che altrimenti sarebbero impensabili.

Un altro contributo che i coach possono dare alle organizzazioni è quello di sviluppare dei percorsi di formazione perché si crei una rete di coaching “peer to peer” che consenta di migliorare la comunicazione e la capacità di gestire il feedback. 

 

 

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Come abbiamo potuto vedere il coaching, attraverso l’ascolto attivo e il feedback, è un potente strumento che catalizza il potenziale delle persone.

Sfruttare l’opportunità di relazionarsi con un coach significa assumersi la responsabilità di desiderare davvero di raggiungere un obiettivo e superare una sfida.

Un percorso di questo genere è impegnativo perché obbliga ciascuno a trovare le risposte ai propri bisogni senza contare su aiuti esterni o soluzioni già disponibili. Inoltre, significa misurare quanto i propri obiettivi siano davvero realistici: condividerli con una persona e razionalizzarli attraverso un piano d’azione specifico fa sì che ciascuno debba scegliere cosa vuole ottenere davvero e quanto tempo sia utile e necessario per farlo.

Comprendiamo quindi come la motivazione del coachee sia un elemento determinante per portare avanti una relazione di coaching. 

Le organizzazioni hanno un ruolo altrettanto importante, quello cioè di selezionare con cura i coach ai quali rivolgersi, comprendendo di volta in volta il tipo di approccio scelto dal professionista e soprattutto verificando la formazione della persona che gestirà il potenziale dei propri dipendenti.

Trovare un coach di cui fidarsi e con cui iniziare un cammino di collaborazione significa individuare un partner con il quale creare sinergia per sviluppare le risorse e le capacità d’azione delle proprie persone.

E’ altrettanto importante selezionare chi deve avere accesso a questo tipo di percorso, vagliare la motivazione e l’ingaggio al fine di dedicare risorse economiche e tempo a coloro che davvero hanno voglia di affrontare un percorso di scoperta e di cambiamento.

 

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Katia D'Amico
Autore

Katia D'Amico

Head of Education in Digital Dictionary. Giocatrice di Lego dal 1980, amante di Star Wars e di ogni tipo di prequel e sequel prodotto ad oggi. Incapace di star ferma, curiosa del mondo per scoprire cosa succede di nuovo e per imparare qualcosa. Sbadata e con la testa tra le nuvole, amo inciampare e ridere di me.

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