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Una forza lavoro ampiamente distribuita e non centralizzata, oggi, ha necessità sempre maggiori di disporre degli strumenti necessari per rendere la comunicazione e l’operatività immediate e performanti.

Questo è il caso delle aziende ad alta diffusione geografica, aziende che dispongono di più sedi diffuse su un territorio nazionale o internazionale, che devono riuscire a uniformare i modelli educativi, i valori aziendali e le skill necessarie alla sopravvivenza e al mantenimento delle loro performance.

Tutto ciò comporta nuove sfide, senza precedenti, che i manager HR e il mondo della formazione aziendale dovranno affrontare nel 2022 per affrontare la nuova normalità dettata dalla pandemia:

  1. Inclusione e promozione della cultura aziendale
  2. Digitalizzazione dei contesti formativi e Digital Academy
  3. Re-skilling e up-skilling: come combattere il gap di competenze

1. Inclusione e promozione della cultura aziendale 

Per inclusione intendiamo la creazione di principi e metodologie sul posto di lavoro in grado di promuovere un senso di appartenenza psicologica tale per cui ogni lavoratore si senta spronato a dare il meglio di sé.

Le imprese ad alta diffusione geografica sono state esposte a un maggiore rischio di far venire meno il senso di inclusione tra i loro dipendenti a causa delle conseguenze derivanti dalla forzata assenza di prossimità vissuta negli ultimi due anni.

Secondo un report di McKinsey datato giugno 2020, quindi nel primo periodo della pandemia, quasi la metà dei lavoratori non percepisce il senso di appartenenza alla propria azienda. Nello stesso report viene anche sottolineato che le aziende in grado di innovare, soddisfare i clienti e offrire risultati migliori della concorrenza tendono a sviluppare un maggiore senso di appartenenza e coinvolgimento.

La formazione aziendale, in aziende dislocate e decentralizzate, riscontra inoltre un maggiore carico di responsabilità nella gestione delle relazioni con i dipendenti.

Un team ampiamente distribuito può essere esposto a differenze linguistiche o culturali nel caso delle multinazionali, ma anche le aziende estese solo sul territorio nazionale non sono esenti da problemi logistici che possono ostacolare la comunicazione o l’efficienza degli strumenti.

Ai fini di eliminare ritardi e barriere che intralciano lo svolgimento del lavoro, è necessario che le organizzazioni dispongano di apposite piattaforme di apprendimento per la formazione aziendale, in modo tale da centralizzare le informazioni e consentire un accesso agevole a parità di condizioni. 

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2. Digitalizzazione dei contesti formativi e Digital Academy

A seguito di questi due anni di pandemia, i collaboratori in impresa si aspettano una formazione aziendale in grado di rispondere alle esigenze emerse in maniera puntuale, sfruttando le tecnologie diffuse e consolidate durante i prolungati periodi di distanziamento sociale.

Il fenomeno della digitalizzazione in ambito formativo consente l’utilizzo di tecnologie come i bot, i sistemi di e-learning, machine learning e di automation. Ciò permette di andare incontro a un’importante esigenza dei dipendenti quando si parla di formazione: ovvero vivere un’esperienza di apprendimento intuitiva, continuativa, on-demand e basata su suggerimenti comportamentali, così come avviene per la fruizione dei contenuti su piattaforme come Amazon Prime Video o Netflix.

In questo senso, la grande sfida alla quale sono chiamate le aziende ad alta diffusione geografica è la riorganizzazione e l’innovazione delle strutture formative tradizionali, trasformandole in vere e proprie Digital Academy.

Attraverso le Digital Academy è possibile tenere monitorati gli insight, le performance e i progressi di ciascun utente, agevolare la fruizione del corso di formazione e fornire tutte le condizioni e gli strumenti necessari al dipendente per aiutarlo a investire impegno e motivazione nel suo percorso.

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3. Re-skilling e up-skilling: come combattere il gap di competenze 

Secondo il World Economic Forum, il 42% delle professioni richiederà l’apprendimento di nuove skill tecnologiche e digitali nei prossimi tre anni.

Ormai è sempre più evidente che il mondo stia affrontando un'emergenza di riqualificazione, già presente prima della pandemia ma completamente esplosa con l’assenza di prossimità che quest’ultima ha causato. 

La complessità di far maturare ai dipendenti nuove skill si pone, in particolar modo, per  tutte quelle imprese che devono garantire il mantenimento delle performance e degli standard formativi nonostante la distanza fisica tra le loro sedi e ciò che ne consegue.

Secondo un’indagine di BCG, in tutto il mondo almeno 1,3 miliardi di persone sono sovra-qualificati o sotto-qualificati rispetto al lavoro che svolgono. Nei Paesi OCSE si parla di un lavoratore su tre. Per questo la sfida del re-skilling si pone, oggi più che mai, come un’esigenza che deve riguardare sia i nuovi inserimenti in azienda, sia i dipendenti che vi lavorano da più tempo.

Queste sono le principali sfide che interessano il mondo della formazione delle aziende ad alta diffusione geografica, considerando i paradigmi della nuova normalità. Cogliere questi aspetti e trovare soluzioni efficaci dev’essere l’obiettivo formativo di ogni azienda che voglia superare le sfide del presente e guardare a un futuro fatto di crescita, progresso e successi.

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Redazione
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