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7' di lettura


Spesso ci siamo sentiti dire 'di imparare non si finisce mai!', un detto tipico delle generazioni passate e solitamente ricondotto alla costante possibilità di apprendere dalla nostra vita e dalla nostra esperienza. 

Con l'avvento del 21esimo secolo, il tema della formazione è diventato un tema molto caldo. La velocità con cui si stanno avvicendando le diverse rivoluzioni industriali, l'aumento dell'età media della popolazione mondiale, il cambiamento climatico e le onde migratorie, stanno plasmando un mondo che è davvero in continua trasformazione

Inoltre, per via dei cambiamenti indotti dal digitale, questa trasformazione da continua diventa anche estremamente veloce e ha un impatto su ogni persona del pianeta. 

Noi, oggi, viviamo in una fase post pandemica di profonda transizione e trasformazione, è una fase evolutiva dalla quale trarranno maggior vantaggio tutti coloro che hanno potuto e saputo costantemente adeguare le proprie conoscenze e competenze

Per queste ragioni, tutti i più importanti rappresentanti del Pianeta in ogni incontro, conferenza o manifesto premono affinché la formazione, a partire dall'educazione primaria, diventi un potente strumento per permettere a chiunque di vivere nel mondo con gli strumenti adeguati. 

Nel 2015 l'ONU, nel punto 4 del Sustainable Development Goal dichiara:

Assicurare una qualità dell'educazione equa e inclusiva e promuovere opportunità di lifelong learning per tutti.

 

Di fronte a un'affermazione del genere non possiamo non fermarci a pensare all'importante ruolo che ha la formazione. La pandemia e il lockdown che ne è conseguito sono stati elementi cardine per far partire la trasformazione della formazione. 

Molte aziende hanno approfittato del breve ma significativo momento di rallentamento per formare le proprie persone, mantenendo così vivi lo spirito di team e l’ingaggio. Le scuole hanno dovuto rivedere i propri modelli didattici per compiere i primi passi all’interno del mondo delle suite per la formazione a distanza.

Tanti semi sono stati gettati per cominciare un periodo di cambiamento, ora sta a noi coglierlo e sostenerlo attraverso un costante allenamento delle competenze e l'aggiornamento continuo delle conoscenze.

Per queste ragioni il tema della formazione continua, dell'apprendimento nel corso dell’intero ciclo di vita diventano temi cogenti che vanno affrontati in ottima sistemica e integrata, come? Vediamolo insieme!

Nell’articolo parleremo di:

  1. Cosa si intende per lifelong learning
  2. Quando ha avuto origine il concetto di lifelong learning
  3. Perché il lifelong learning è una necessità
  4. I nuovi trend per la formazione
  5. Takeaway

 

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1. Cosa si intende per lifelong learning

Partiamo con una definizione fornita da Wikipedia:

È un processo individuale intenzionale che mira all'acquisizione di ruoli e competenze e che comporta un cambiamento relativamente stabile nel tempo. Tale processo ha come scopo quello di modificare o sostituire un apprendimento non più adeguato rispetto ai nuovi bisogni sociali o lavorativi, in campo professionale o personale.

 

Fin dal 1972 l'Unesco ha parlato di quella che veniva definita "formazione permanente". Questo tipo di formazione partendo dalla formazione primaria aveva lo scopo di creare opportunità per tutte quelle fasce della popolazione che non fossero ancora alfabetizzate.

La formazione permanente gettava le basi per creare categorie professionali che fossero tutte in grado di avere almeno i requisiti fondamentali per accedere al mondo del lavoro.

Ora sappiamo che, per la maggior parte dei Paesi più evoluti, il problema della scolarizzazione di base si è ridotto, tuttavia non è stato aggiornato l’obiettivo della formazione: la scuola e l’università sembrano ancora avere lo scopo di formare competenze professionali specifiche per poi lasciare che le persone si dedichino al proprio percorso professionale.

Come abbiamo visto, il continuo cambiamento che ci coinvolge, non permette a nessuno di fermarsi. Per affrontare la nuova era del Tecnopocene abbiamo necessità di aggiornare con costanza le nostre competenze.

McKinsey nel 2018 ha condotto una ricerca “Retraining and reskilling workers in the age of automation” che illustra come già 4 anni fa fossimo consapevoli che nel tempo il gap sulle competenze richieste dalla trasformazione digitale sarebbe considerevolmente aumentato.

Il 62% dei manager intervistati allora ritenevano che, qualora non ci fosse un reskilling delle persone, avrebbero dovuto rimpiazzare più di un quarto della forza lavoro entro il 2023.

Ma come mai sta accadendo tutto questo? Come mai lo studio svolto nelle scuole e nelle università non è più una base sufficiente per affrontare il mondo del lavoro?

Come abbiamo accennato nell’introduzione, nel passato le rivoluzioni industriali si sono alternate ogni 100 anni: questo ha consentito alle persone di vivere il proprio percorso professionale con un bagaglio di conoscenze e competenze statico. Oggi, le stesse rivoluzioni si avvicendano in modo sempre più veloci (tra la 4° rivoluzione e la 5° si stimano 25 anni).

 

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In un contesto professionale simile ogni persona potrebbe affrontare da qui ai prossimi 30 anni anche due rivoluzioni, quindi due adeguamenti importanti delle proprie competenze.

La ricaduta sociale di questo tipo di cambiamento è tale che cambia il paradigma del processo di apprendimento.

Se fino a tutto il 20esimo secolo abbiamo delegato a scuole, università, società specializzate il ruolo di formatori, ora dobbiamo pensare a un approccio formativo che esce dai confini canonici e si sposta ovunque le persone possano accedere a esperienze, conoscenze e ispirazioni.

La formazione si spinge su un livello nuovo in cui ciascun individuo deve imparare ad apprendere e deve farsi carico della responsabilità di esprimere il proprio bisogno formativo affinché lo si possa supportare nel trovare ciò di cui necessita.

La facilità di accesso alle informazioni, la trasformazione digitale portano a un’evoluzione dinamica della formazione che diventa un potente strumento per confrontarsi con l’esterno, per aprirsi a informazione e strumenti del passato o del futuro purché siano arricchenti e di stimolo per la propria crescita personale o professionale.

 

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2. Quando ha avuto origine il concetto di lifelong learning?

Quello di lifelong learning è un concetto relativamente recente e, così come lo intendiamo oggi, è stato formalizzato nel 1996, anno di pubblicazione del Libro Bianco di Edith Cresson. La seconda metà degli anni '90, inoltre, è particolarmente rilevante nella storia del lifelong learning in quanto sono proprio questi gli anni in cui si smette di parlare di educazione e si inizia a parlare di apprendimento e, nel 1997 alla Conferenza di Amburgo, avviene anche il superamento della divisione tra educazione formale, non formale e informale.

Se poi, nel 2000 alla Conferenza di Lisbona, l'Europa si è posta l'obiettivo di adattare l'istruzione e la formazione ai bisogni dei cittadini in tutte le fasi della loro vita per promuovere l'occupabilità e l'inclusione sociale; è nel 2001 che la definizione di lifelong learning è stata ampliata, intendendo con questo concetto tutte le attività avviate in qualsiasi momento della vita, volte a migliorare la conoscenza la capacità e la competenza in una prospettiva personale, civica sociale ed occupazionale. Nel 2002, infine, è stato formalizzato il ruolo indispensabile dell'istruzione e della formazione per promuovere la coesione sociale, la cittadinanza attiva, la realizzazione personale e professionale, l'adattabilità e l'occupabilità.

È inoltre importante segnalare, a sostegno della rilevanza dell'argomento, che già negli anni '70 del secolo scorso l'UNESCO all'interno del rapporto "Learning to Be", specificava cosa si intendesse per educazione permanente, ossia un'istruzione che accompagna l'individuo lungo tutto l'arco della vita, in diversi luoghi e con diverse modalità. Senza dimenticare che negli anni '30 si parlava di formazione per gli operai con lo scopo di migliorarne il rendimento in ambito lavorativo.

 

3. Perché il lifelong learning è una necessità?

Nel 1968 Peter Ducker nel suo libro “The age of discontinuity: guidelines to our changing society”, considerava la conoscenza come una risorsa economica chiave.

Oggi più che mai le organizzazioni sono di fronte a una grandissima sfida: stimolare, facilitare e sostenere il longlife learning dei propri dipendenti o rimanere ferme e, quindi, arrendersi al fallimento. Il nostro contesto sociale è caratterizzato dalla globalizzazione e da processi produttivi sempre più veloci grazie all’accelerazione garantita dalla tecnologia. Per restare al passo ed essere competitivi è necessario continuare ad aggiornare le competenze, in questo senso il longlife learning è un asset fondamentale per costruire una cultura aziendale che guarda al futuro e alla digitalizzazione come opportunità.

Per lungo tempo le organizzazioni hanno proposto alle persone corsi sulle “hard skill”, competenze tecniche, necessarie per svolgere bene alcuni ruoli ma non sempre durevoli. Oggi, con la tecnologia che è sempre più semplice da utilizzare, è necessario puntare su percorsi che siano continuativi e forniscano spunti e ispirazione attraverso attività diversificate e omnicanali.

Chi segue la formazione in azienda si trova davanti a un nuovo modo di aggiornare le competenze: le modalità formative si moltiplicano, è necessario essere più veloci, pragmatici e tempestivi, non ci si può limitare ai soli corsi di formazione in aula. Anche il mondo delle istituzioni scolastiche sta rivedendo il proprio approccio, per esempio l’Università di Washington propone il 60-year curriculum un percorso che ha come finalità offrire un aggiornamento costante, che viene definito lifetime learning, ossia una forma di apprendimento che copre l’intero ciclo di vita.

L’apprendimento assume sfaccettature differenti rispetto al passato: le modalità attraverso le quali formarsi si moltiplicano e passano dall’aula, all’informazione continua attraverso canali social aziendali, corsi online e partecipazione a conferenze, webinar, speech. La tecnologia infatti, oltre ad accelerare industria ed economia, ha anche avuto un impatto importante e rilevante sul mondo dello sviluppo delle risorse umane consentendo alle organizzazioni di avere più strumenti attraverso cui supportare le proprie persone. A tal proposito, nell’ultima parte dell’articolo vedremo insieme come si è trasformato il mondo del learning.

Prima, però, diamo risposta a un'altra domanda: quali sono gli obiettivi della formazione permanente? In generale, il longlife learning ha l'obiettivo di favorire lo sviluppo di una società basata sulla conoscenza, sullo sviluppo economico sostenibile, su nuovi e migliori posti di lavoro e una maggiore coesione sociale, garantendo allo stesso tempo la tutela dell’ambiente.

Più nello specifico, nel 2000, il Consiglio Europeo di Lisbona ha individuato tre obiettivi strategici per il longlife learning:

  1. migliorare la qualità e l'efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione nell'Unione europea;
  2. facilitare l'accesso di tutti ai sistemi di istruzione e di formazione;
  3. aprire i sistemi di istruzione e formazione al mondo esterno.

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4. I nuovi trend per la formazione

Hai mai sentito parlare di Learning Management System? E di corsi online? Come abbiamo visto, tutti noi abbiamo un'importante esigenza di continuo aggiornamento, motivo per cui la formazione non può essere qualcosa di scollegato dalle nostre vite professionali così come è spesso avvenuto fino ai primi anni del 2000. Ora viviamo in una fase di worklife integration, il lavoro ibrido ha spostato e reso fluidi i confini tra privato e lavoro e lo stesso deve avvenire per la formazione che deve poter essere svolta in qualunque contesto e in qualunque momento della nostra vita.

Come abbiamo accennato in precedenza la tecnologia ci viene incontro: ci sono app per leggere articoli e trovare spunti, come ad esempio Medium, ci sono piattaforme che consentono di fruire gratuitamente o a prezzi ridotti corsi di formazione stimolanti e interessanti per arricchire e aggiornare le proprie conoscenze.

Pensiamo a Babel, un'app semplice e di facile utilizzo per studiare e migliorare il proprio inglese a prescindere dal luogo in cui si vuole studiare. Abbiamo poi la possibilità di ascoltare ogni sorta di audiolibro e di imparare mentre svolgiamo altre attività, o di tenere vivo il nostro interesse per un argomento grazie all’ascolto di podcast tematici.

Moltissime strade per raggiungere il medesimo obiettivo: longlife learning, apprendimento costante e continuo lungo tutto il ciclo di vita. Ma come mai questi cambiamenti nell’approccio alla formazione?

Come abbiamo accennato nel nostro articolo sulla metodologia della Smart Education, i modelli di apprendimento evolvono in parallelo ai cambiamenti e alle abitudini sociali. La formazione non può esimersi dall’essere allineata alle principali tendenze che caratterizzano il comportamento oggi, altrimenti sarebbe anacronistica e del tutto scollegata dalla realtà, perderebbe quindi la sua efficacia. Come cambia quindi? 

 

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Per prima cosa sfrutta la tecnologia per diventare omnicanale, i Learning Management System infatti consentono di sviluppare percorsi formativi fortemente personalizzati e immersivi. Questo significa poter fruire di contenuti da un qualunque device, poterli fruire in modalità podcast o video, o leggere contenuti scritti con la tecnica del visual storytelling che consente di creare un’alternanza tra testi, immagini e video che alleggerisce la fruizione del contenuto senza perdere efficacia.

Perché la formazione sia continua e omnicanale è importante aumentare anche le opportunità di confronto e scambio tra le persone. Questo può avvenire grazie al social learning (degli esempi sono le piattaforme social aziendali di Yammer o di Facebook Workplace). Le persone accedono a un canale social mediato e regolamentato dall’organizzazione attraverso cui condividere articoli di interesse comune, spunti e idee, feedback.

Alternare queste diverse modalità di apprendimento e confronto ai classici incontri d’aula permette alle aziende di creare efficienza e allargare a più persone l’opportunità di ricevere costanti possibilità di up e reskilling.

 

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Ma quali sono le competenze oggi maggiormente al centro dei percorsi di formazione continua? Lo sviluppo della leadership, per esempio, è imprescindibile per i manager che si trovano a gestire un gruppo di lavoro e imparare a farlo con efficacia anche da remoto, è oggi ancora più indispensabile. Anche i collaboratori possono avere bisogno di formarsi, per migliorare la propria capacità di mantenere la concentrazione, lavorare per obiettivi e definire le giuste priorità.

Migliorare la collaborazione tra persone appartenenti allo stesso gruppo di lavoro (o tra diversi dipartimenti) è un altro degli argomenti al centro dei percorsi di formazione continua ed è un passaggio fondamentale per diffondere benessere a livello organizzativo, aumentando così la motivazione, la soddisfazione e la retention dei dipendenti. Anche le tecniche di vendita efficaci, infine, soprattutto alla luce dell’accelerazione sulla trasformazione digitale delle attività correlate avvenuta nei primi mesi del 2020, è oggi tra gli argomenti caldi del longlife learning.

 

5. Takeaway

La formazione cambia per tenere il passo con la trasformazione che sta caratterizzando questo periodo storico. Per tenere il passo deve cambiare la propria forma e la propria struttura. Da corso o percorso accademico e strutturato deve trasformarsi in una modalità fluida che accompagna gli individui in tutto il corso della loro vita.

Nell’articolo sul Digital Mindset abbiamo parlato dell’importanza dell’essere curiosi e aperti alle novità ma al tempo stesso della necessità di allenare il pensiero critico.

Longlife learning significa anche mantenere viva questa competenza, aprendosi a nuove opportunità e metodologie formative e sviluppando nuove conoscenze in modo continuo.

 

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