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12' di lettura

 

In questa breve guida ti spieghiamo tutto ciò che c'è da sapere sul Visual Storytelling: che cos'è? Come si fa? Quali sono i vantaggi all'interno del mondo della formazione aziendale? E poi, visual storytelling o video storytelling? Troverai anche qualche esempio. Buona lettura!

 

1. Introduzione

2. Da Storytelling a Visual Storytelling

3. Visual Storytelling: perché

4. Il Visual Storytelling per la formazione aziendale

5. Visual Storytelling:  vantaggi nella formazione

6. 3 esempi di Visual Storytelling che hanno funzionato

7. Visual Storytelling o Video Storytelling?

8. Il Visual Storytelling nell’Inbound Marketing

9. Digital Dictionary e il Visual Storytelling per la formazione aziendale

 

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1. Introduzione

Non riusciamo a smettere di ascoltare storie, così come non rinunciamo mai a cercarne di nuove. È un istinto primordiale che risale all’alba dei tempi, perché da sempre l’uomo ha sentito il bisogno di raccontare per trasmettere le sue conoscenze o anche soltanto per intrattenere.

Nonostante sia una pratica così antica, lo storytelling - voce unificata degli elementi “story” e “telling” - cioè l’arte di raccontare storie, è ancora oggi utilizzato in quanto strumento capace di trasmettere emozioni, grazie alla ricchezza di personaggi e percorsi nei quali le persone riescono a identificarsi. I brand, ad esempio, usano lo storytelling come strategia di comunicazione persuasiva.

Tuttavia, con l’avvento dei social media a forte componente visuale come YouTube, Instagram e Snapchat, i brand hanno iniziato a raccontarsi sempre più spesso attraverso brevi momenti che, messi insieme, danno vita a un vero e proprio racconto che non è solo testuale. La stessa cosa la fanno gli utenti ogni giorno aggiornando i propri profili sui social network.

Proprio per questo sentiamo sempre più spesso parlare di Visual Storytelling come asset fondamentale nella strategia di marketing e comunicazione aziendale, soprattutto in ottica di differenziazione e connessione emotiva con i clienti. Ma siamo sicuri di sapere cosa significa davvero?

 

2. Dallo Storytelling al Visual Storytelling

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Senza entrare in disamine filosofiche sui massimi sistemi, possiamo comunque affermare che l’uomo è un animale narrativo. Lo dice anche Tyrion Lannister, e chi segue Game of Thrones sa che Tyrion ha quasi sempre ragione.

La fantasia e la capacità di raccontare sono le qualità principali che differenziano l'essere umano, a livello psicologico, dagli altri animali. 

Lo storytelling, però, sta abbandonando sempre più la caratteristica di narrazione scritta. Risulta d’impatto, in tal senso, ricordare un articolo uscito online nel 1997 (all’alba di internet) e redatto da Nielsen Norman Group, che titolava “Come leggono le persone online?”. Il primo rigo recitava “Non lo fanno. Le persone leggono raramente le pagine web parola per parola. Scandagliano la pagina, individuando singole parole e frasi”. In sostanza, già nel ‘97 gli utenti online leggevano mediamente il 20% del testo su una pagina web.

Questo assunto è valido ancora oggi: i tuoi utenti non leggono l'80% di quello che scrivi. L’80% del tuo sito web, l'80% del tuo articolo, l’80% del tuo eBook (e quindi, l'80% di questa guida). 

È qui che subentra il Visual Storytelling. Che cos'è?

In linea generale, con il termine Visual Storytelling intendiamo tutte quelle storie che vengono raccontate tramite media ed espressioni artistiche integrate fra loro, per andare oltre alle parole. Per maggiori informazioni puoi leggere anche l'articolo “Visual Storytelling: cos'è e quali sono i vantaggi?”.

In sostanza parliamo di immagini, disegni, grafiche, animazioni oppure video che non rimangono fini a sé stessi, ma che hanno lo scopo di creare un immaginario e narrare una storia in cui le persone possono immergersi.

Nel libro “The Power of Visual Storytelling: How to Use Visuals, Videos, and Social Media to Market Your Brand”, le autrici Ekaterina Walter e Jessica Gioglio riportano che il cervello umano è in grado di processare le immagini 60mila volte più velocemente rispetto al testo. I contenuti visuali funzionano proprio perché sono immediati, coinvolgenti, emozionanti, evocativi e in grado di smuovere la parte più profonda dell’essere umano.

È proprio l’esperienza immersiva la chiave del successo di questo tipo ti approccio, in quanto l’uomo è abituato ad apprendere per immagini ancora prima di iniziare a parlare o a leggere. L’abbinamento tra immagini e testo è in grado di destare attenzione, rafforzare il messaggio e prolungare il ricordo.

Perché, quindi, usare il Visual Storytelling?

 

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3. Visual Storytelling: perché

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Le storie visive, grazie alla loro struttura per immagini, hanno il potere di dare un senso immediatamente riconoscibile a ciò che ci circonda, mostrando la connessione tra gli avvenimenti in maniera lampante.

Il visual designer Tom Wujec, durante un TED Talk del 2009 intitolato “3 modi in cui il cervello crea significato”, dichiara che il visual storytelling ha 3 potenti lezioni da insegnarci:

  1. le immagini sono fondamentali per chiarire le idee;
  2. interagire con le immagini permette di creare coinvolgimento emotivo;
  3. le immagini aumentano la capacità di memorizzazione. 

Queste tre intuizioni sono il motivo per cui dovresti attivare una strategia di visual storytelling per il tuo brand.

 

E se vendi termometri industriali, un servizio di trasporto internazionale oppure se vuoi creare coesione fra i tuoi dipendenti?

Ricorda cosa dice il vecchio adagio: “non esistono brutte storie, solo cattivi narratori”.

 

Nella pubblicazione “L'economia delle esperienze. Il lavoro è teatro e ogni business un palcoscenico” (Harvard Business School Press, 1999), Joseph Pine e James Gilmore sostengono che nella new economy la semplice produzione di beni e servizi non è più sufficiente: sono invece le “esperienze" offerte al cliente a costituire il fondamento della creazione di valore. Questa non è una novità assoluta: l'approccio innovativo e rivoluzionario sta nell’aver identificato il costo e il valore di tale politica incentrata sull’esperienza. 

 

Quindi, come fornire la miglior esperienza ai tuoi utenti, se non con il visual storytelling? Le storie sono esperienze. Quando condividi una storia, rivivi una situazione e inviti altri a condividerla con te. In questo modo, sposti le persone dal focalizzarsi sulle qualità tangibili e intangibili di prodotti e servizi alla memorabilità. E i clienti di oggi vogliono esperienze memorabili. Vogliono impegnarsi con organizzazioni che si rivelano, che mostrano al pubblico la propria essenza. Che si raccontano. I clienti percepiscono un maggiore valore del bene che stanno acquistando se l'esperienza rimane nella loro memoria.

Il Visual Storytelling in questo senso ha anche un secondo risultato: le storie, se ben costruite, possono essere trasformative. Nel tempo, una buona narrazione cambierà, forse addirittura trasformerà (speriamo in meglio) le vite dei clienti che interagiscono con il tuo prodotto o servizio. 

 

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4. Il Visual Storytelling per la Formazione Aziendale

 

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Il capitale umano è un aspetto fondamentale per le aziende. E non parliamo solo di competenze professionali, ma anche delle caratteristiche personali che distinguono ogni dipendente. In fondo, sono i tuoi collaboratori a rappresentare il vero vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza, ed è proprio grazie a loro che puoi costruire il futuro della tua attività.

In un mondo come quello di oggi, in rapido cambiamento e in cui gli strumenti digitali sono sempre più pervasivi, è fondamentale che i collaboratori si mantengano aggiornati nel tempo. 

 

Tuttavia, per i manager e la direzione è spesso complicato trovare il tempo da dedicare in maniera esclusiva alla crescita professionale dei propri collaboratori.

All’interno del contesto aziendale, i corsi di formazione sono fondamentali per creare una cultura diffusa tra tutti i dipendenti. Per fare ciò, solitamente si organizzano degli incontri formativi che occupano un’intera giornata lavorativa, in modo da ottimizzare i tempi e minimizzare lo sforzo.

Ma quale valore possono aggiungere, in azienda, un paio di giornate di questo tipo nell’arco di un intero anno?

È giunto il momento di ripensare le logiche dell’apprendimento aziendale per renderlo meno invasivo e allo stesso tempo più coinvolgente.

 

Per farlo, uno strumento fondamentale può essere proprio il Visual Storytelling, che grazie alle sue caratteristiche di narrazione per immagini è in grado di proporre i contenuti in modo più immediato, stimolando il dibattito e la naturale curiosità delle persone.

Il Visual Storytelling si coniuga perfettamente con il paradigma dell’informazione aziendale breve o formazione continua, che grazie ad un format leggero e accattivante permette di mantenere costantemente aggiornati e informati i propri dipendenti.

Come è possibile fare tutto ciò? Utilizzando ad esempio i social media o le piattaforme di e-learning per veicolare i contenuti visuali – fatti di brevi testi, foto, infografiche, video – e costruendo una storia per approfondire di volta in volta quegli argomenti che l’azienda ritiene importanti per la formazione dei propri dipendenti.

Non solo: i contenuti visuali si prestano particolarmente ad essere visualizzati direttamente su smartphone/ tablet e richiedono pochi minuti di attenzione.

In questo modo è possibile gettare le basi di una vera cultura aziendale diffusa, poiché la pubblicazione dei contenuti ad un intervallo di tempo regolare crea da un lato l’effetto attesa e dall’altro rafforza di appuntamento in appuntamento le conoscenze maturate, come una goccia che sommandosi ad altre gocce riesce a scavare la roccia.

 

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5. Visual Storytelling: vantaggi nella formazione

Con il Visual Storytelling puoi:

  • Creare un alto grado di coinvolgimento, rafforzando la motivazione e l’impegno da parte dei discenti.

Per loro natura, i contenuti visivi sono in grado di toccare le corde più intime delle persone, ingaggiandole e mantenendo alta l’attenzione e la voglia di saperne di più.

  • Favorire lo scambio collaborativo delle conoscenze, il confronto critico e la ricerca di nuove interpretazioni.

L’essere esposti delle narrazioni visive stimola naturalmente la curiosità di approfondire i concetti e la creazione di nuove storie a partire dagli stessi.

  • Offrire un accesso semplificato a concetti astratti e messaggi particolarmente significativi. 

Grazie al supporto di immagini e video, l’assimilazione e la memorizzazione di concetti difficilmente esprimibili con le sole parole diventano più immediati.

  • Utilizzare un approccio che risulta più familiare e incontra meno resistenze da parte della platea.

Specialmente in presenza di Millennials, l’approccio narrativo risulta in linea con la loro forte propensione al digitale e con le loro necessità di coinvolgimento.

 

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6. 3 esempi di Visual Storytelling che hanno funzionato

Gli esempi di Visual Storytelling sono ovunque. Anche se, come dicevamo al capitolo 2, lo Storytelling è nato come attività principalmente verbale e basata sul testo, alcune delle storie più vecchie del mondo sono puramente visive e anzi, hanno preceduto la scrittura di migliaia di anni.

 

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Le mani della “Cueva de las manos”, in Argentina, raccontano la nostra storia: testimoniano la presenza dell’uomo, dei nostri antenati, nell’era del paleolitico. Un visual storytelling che arriva dritto alla nostra immaginazione, direttamente dal nostro passato più lontano.

Se passiamo ai giorni d’oggi, noteremo come il Visual Storytelling sia inserito all’interno del reparto marketing delle aziende: se fatta bene, la narrazione visiva può avere un grande impatto sul brand e aiutare ad acquisire nuovi follower e potenziali clienti.

Ecco tre idee vincenti di Visual Storytelling che hanno “fatto storia”.

 

1. Visual Storytelling DIESEL “#beafollower"


Il messaggio della nuova campagna del brand italiano è chiaro e ironico: non importa quanto tu sia famoso sui social, è decisamente meglio essere un follower. La campagna presenta una serie di scenari in cui gli influencer nella vita reale vivono più difficoltà rispetto ai follower: non sono in grado di mangiare un pasto senza prima aver fatto innumerevoli foto del loro cibo, impiegano troppo tempo per spogliarsi, devono sempre rimanere in forma e scrivono solo sui social media. Il Visual Storytelling di Diesel, in sostanza, vuole ricordarci con ironia che la realtà di essere un influencer potrebbe non essere così affascinante come appare nei nostri feed

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2. COCA-COLA “Try not to hear this”


Ancora una volta, il brand che ha fondato il suo visual storytelling sul rosso, sulla felicità e in parte su Babbo Natale, ha saputo andare oltre alle parole. Con questa campagna pensata principalmente per la cartellonistica, ma che si trova anche online, Coca-Cola invita il suo pubblico a guardare l’immagine e provare a non “sentire” ciò che è rappresentato. Per noi è impossibile, e per voi?

  

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I classici momenti di una Coca-Cola: l'apertura di una bottiglia, l'apertura di una lattina e il “frullare" delle bolle. Quando due sensi diversi si incrociano nel nostro cervello, producendo ad esempio l'impressione di sentire un suono anche se il senso stimolato è un altro - la vista in questo caso - è un effetto che si chiama sinestesia ed è il massimo punto di espressione del Visual Storytelling.

 

3. PROCTER AND GAMBLE “Mum”

Cosa potrebbe fare un brand di prodotti per il bucato e la pulizia della casa, se non ringraziare il suo cliente principale cioè le mamme? Ma il modo in cui P&G riesce a rendere omaggio alle mamme è una pietra miliare del Visual Storytelling: un video in cui il collegamento con i prodotti è lasciato all’immaginazione, perché la vera protagonista è l’emozione. Buona visione!

 

 

 

 

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7. Visual Storytelling o Video Storytelling?

L’ultimo esempio di Visual Storytelling menzionato è un video. Una tendenza in crescita, quella dei filmati: il 2018 ha visto un notevole aumento nella fruizione da parte degli utenti della rete dei contenuti video. I numeri fatti registrare dal comparto all’interno della sfera digitale sono significativi: circa 1/3 del tempo speso online viene impiegato dagli utenti proprio per guardare contenuti video. Su Facebook sono oltre 500 milioni le persone che guardano almeno un video ogni giorno, mentre sono più di 500 milioni le ore visualizzate su YouTube ogni giorno.

 

Secondo alcuni esperti del settore il 2019 potrebbe vedere il il web raggiungere la televisione in termini di ore spese per guardare video. Così come anche vedremo sempre più utenti utilizzare il proprio smartphone per fruire di filmati più o meno lunghi, a partire da quelli presenti sui social.

Il video Storytelling, quindi, è una tendenza in forte crescita, ma va comunque ricordato che il principio che sta alla base dei filmati è lo stesso che si ritrova nelle immagini: “non dire, mostra”.

 

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8. Il Visual Storytelling nell’Inbound Marketing

Al giorno d’oggi un brand che vuole prevalere sulla concorrenza deve riuscire a colpire l’immaginario delle persone in modo originale, attirando l’attenzione su di sé in modo da essere ricordato e diventare un lovemark.

Il Visual Storytelling si sposa alla perfezione con la strategia di Inbound Marketing, proprio perché l’obiettivo è praticamente lo stesso: attirare l’attenzione dei potenziali clienti non in modo sconnesso e casuale, ma attraverso un percorso strutturato e ricco di valore, che possa rispondere ai problemi delle persone e fornire soluzioni concrete senza interrompere la loro esperienza online.

 

Per intenderci, non si parla di marketing “a freddo”, ossia di pratiche invasive come il mettere sotto al naso delle persone un’immagine - tramite un pop-up o banner - quando meno se lo aspettano. Si tratta di costruire contenuti di qualità, che gli utenti trovano organicamente quando digitano determinate parole chiave sui motori di ricerca.

Stimolare e accendere i sensi del tuo target di riferimento attraverso il Visual Storytelling - e l’Inbound Marketing - è il modo migliore per avvicinarti ad un pubblico sempre più sommerso dall’Information Overload. Vuoi saperne di più sull’Inbound Marketing e sulla sua efficacia? Leggi questo articolo “Inbound Marketing: cos’è, come e perché usarlo”. 

 

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9. Digital Dictionary e il Visual Storytelling per la formazione aziendale

In un mondo caratterizzato dalla Digital Transformation, la mission di Digital Dictionary è quella di supportare i propri clienti in un processo di cambiamento ordinato.

L'aggiornamento è un elemento fondamentale delle attività aziendali rivolte al personale interno: ecco perché Digital Dictionary propone alle aziende dei percorsi formativi basati sul Visual Storytelling, che permettono di coinvolgere i dirigenti e i propri dipendenti in modo semplice, ingaggiante e immediato.

Per un approfondimento puoi leggere anche l'articolo “Visual Storytelling: come può aiutare la formazione aziendale". 

Tra i servizi di Digital Dictionary legati alla formazione in impresa, da una parte troviamo il Digital Refresh, l'aggiornamento professionale in aula, dove la voce accompagna una storia composta dai maggiori cambiamenti digitali, ingaggiando i presenti in un dibattito e in uno scambio collaborativo di idee. Il tutto per aiutare i manager a restare al passo sulle incalzanti novità introdotte dalla digital transformation e ad arginare l'information overload. 

L’aggiornamento costante, inoltre, consente di orientare il processo decisionale attraverso una maggiore consapevolezza di ciò che è davvero rilevante ed innovativo.

Dall’altro lato c’è invece un servizio dedicato a tutta l’impresa: l’in-formazione continua che supporta le attività di internal communication per lanciare stimoli costanti sulle tematiche del digitale a tutti i dipendenti dell’azienda.

Per Digital Dictionary l’in-formazione continua è una risorsa a cui i dipendenti dovrebbero avere accesso in qualsiasi momento. Consiste nella produzione di contenuti ad alta componente visuale, per garantire una conoscenza di base su un set mirato di novità digital che possano rafforzare la direzione del cambiamento digitale intrapreso dall’azienda. 

In sostanza, con il Visual Storytelling la formazione diventa coinvolgente

 

La metodologia di Digital Dictionary

Una delle attività distintive di Digital Dictionary è la ricerca e il monitoraggio continuo delle novità e dei trend del mondo digitale, con approfondimenti settoriali, su richiesta dei nostri clienti.

La prima fase di lavoro sui Digital Trends prevede un’importante ricerca per individuare i trend digitali più rilevanti.
La metodologia utilizzata è quella della Systematic Review, attraverso la quale vengono individuati, selezionati e valutati contributi all’interno di studi esistenti, analizzati e sintetizzati dati ed evidenziati elementi di prova per garantire la riproducibilità delle conclusioni raggiunte.

Dopo aver individuato i trend, cerchiamo dei riscontri all’interno delle fonti più autorevoli in circolazione: Accenture, Harvard Business Review, Boston Consulting Group, solo per citarne alcune, e riviste economiche e di settore internazionalmente riconosciute. Per avere la certezza che i trend individuati non siano soltanto un esercizio teorico, monitoriamo i canali di comunicazione dei più grandi player sul mercato per analizzare come le tendenze digitali vengono messe in pratica dalle aziende.

Monitoriamo ogni giorno oltre 250 fonti tra siti ufficiali dei più grandi operatori del digital e delle più importanti agenzie, forum e blog di settore, per offrire sempre e solo le notizie più attuali e significative.

Abbiamo elaborato un metodo di catalogazione strutturata delle notizie che ci permette di non perdere mai traccia di cosa sta accadendo, mettendo ordine nel mondo caotico e in costante aggiornamento del digitale.

 

Trending

In un’economia sempre più digitale e in costante trasformazione nasce l’esigenza di mantenersi sempre aggiornati sui trend digitali più rilevanti. Le macro-aree tematiche che monitoriamo sono:

MOBILE

TECH

IOT

CONTENT

• SOCIAL INTERACTION

DIGITAL ECONOMY

DIGITAL STRATEGY

INDUSTRY 4.0

CYBER SECURITY

 

Soft Skills

L’aggiornamento è propedeutico allo sviluppo di un digital mindset diffuso. L’obiettivo è supportare i dipendenti coinvolti nel fare proprie alcune tra le competenze nuove o rinnovate dall’avvento del digitale che il mercato richiede.

Le digital soft skills principali da presidiare all’interno di un contesto organizzativo sono:

DIGITAL PROBLEM SOLVING

USO DEGLI STRUMENTI DIGITALI

COMUNICAZIONE IN AMBIENTI
VIRTUALI

PENSIERO COMPUTAZIONALE

DIGITAL AWARENESS

DIGITAL TEAM WORKING

KNOWLEDGE NETWORKING

APERTURA AL CAMBIAMENTO

LEAN THINKING

APPROCCIO ALL'ERRORE

DIGITAL SELLING

PENSIERO AGILE

DIGITAL INFLUENCE

CREATIVITÀ

ABILITÀ SOCIALI

 

Vuoi saperne di più? Visita la nostra sezione del blog dedicata alle Digital Soft Skills! Oppure clicca sull'immagine qui sotto per ricevere l'approfondimento gratuito!

 

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“ Marketing is no longer about the stuff that you make, but about the stories you tell.

                                                                                                                                                                Seth Godin

Francesca Fantini
Autore

Francesca Fantini

Nata da un felice connubio tra Italia del nord e del sud, possiede il gene prepotente della curiosità. Copywriter di professione, storyteller per vocazione, vegetariana per scelta, nel tempo libero fa esperimenti ai fornelli e acquista più libri di quanti potrà mai leggerne.

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